Mia madre mi partorì nera d’occhi e di capelli in una terra di biondi e di rossi. Il mio destino non poteva che essere segnato. Nacque poi lei, bianca come un cigno - così dicevano. Il suo aspetto era la forma tangibile della sua nobiltà d’animo e di cuore - così dicevano. A me paragonavano il carbone, il minerale del diavolo. Non potevo certo deludere le loro aspettative.
Venne da lontano un cavaliere e quando mi donò un guanto e un anello, seppi che il mio aspetto non mi avrebbe negato l’amore: il secondo guanto me l’avrebbe dato il giorno delle nozze. Per una volta mia sorella passava in secondo piano, dopo che per anni avevo visto i corteggiatori chiedere solo la sua mano. Se qualcuno mi avesse guardata, avrebbe visto che in quel periodo la mia pelle prendeva un altro colore, era diventata luminosa quasi quanto la sua. Piena di gioia un giorno passeggiavo per i giardini del castello quando li vidi presso un cespuglio: gli occhi di lui la imploravano mentre cercava di trattenerla, dicendo che nonostante la promessa di matrimonio fatta a me era solo la sorella bionda quella che lui amava.